Scaffali pieni, comodini scomparsi sotto il peso di tutti quei libri ancora da leggere e frasi come “giuro, non compro più niente!” a cui non si deve mai credere per definizione perché poi arriva l’estate e le case editrici ci trasformano puntualmente in quel che, ahimè, siamo: facili vittime del marketing letterario.
E anche questo 2021 non è stato da meno: comprando due libri, infatti, con l’Einaudi riceverete in regalo uno zainetto di tela (beige e antracite i colori tra cui scegliere) mentre l’Adelphi propone una sacca sempre in tela con i disegni di Tullio Pericoli. E allora qui di seguito i mie quattro consigli.
1. Einaudi (fino al 22/08)
a. L’ibisco viola // Chimamanda Ngozi Adichie
Per il suo esordio la Adichie firma un testo ambientato nella Nigeria post coloniale con una storia che ruota attorno al concetto del doppio, del pubblico vs privato. La nostra protagonista è Kambili, ha quindici anni, vive con suo fratello Jaja e i suoi genitori in una splendida villa. La sua sembra una famiglia perfetta vista da fuori: suo padre Eugene è amato dalla loro comunità, considerato un esempio di rettitudine morale e coraggio, un uomo generoso che combatte per la democrazia attraverso il suo giornale. Eppure, superata la soglia di casa, dietro la facciata di virtù si nasconde un mostro che tiene sotto scacco la sua famiglia con la violenza e il fanatismo religioso, incapace di accettare il minimo passo falso da parte delle persone che dice di amare.
In un quadro del genere arriva il colpo di stato che sconvolge la Nigeria ma anche la vita di Kambili e Jaja che improvvisamente si ritrovano a vivere con la sorella del padre, zia Ifeoma, una donna dal carattere tenace e indipendente, e i chiassosi cugini. E qui tutto cambia perché i due fratelli scoprono cosa vuol dire vivere in una casa allegra, piena di musica e affetto, dove finalmente possono cominciare ad assaporare la “libertà di essere, di fare“.
Un romanzo di formazione che come l’ibisco viola raro innestato da zia Ifeoma cerca di essere simbolo di fiducia, di possibilità anche quando la tua vita sembra già scritta. Un’autrice che dovreste assolutamente recuperare.
b. Yellow Birds // Kevin Powers
Un romanzo di guerra, anche in questo caso un esordio. John Bartle ha ventuno anni, sta per partire per l’Iraq quando fa quel che nessuno con una destinazione del genere dovrebbe fare: promettere alla madre del suo commilitone Daniel Murphy di riportarlo a casa vivo. Una promessa fatta con la spavalderia di chi, giovane e ingenuo, crede di essere invincibile prima che la guerra lo travolga e lo schiacci a terra irrimediabilmente perché è questo che la guerra fa, ti porta via tutta la tua umanità e ti lascia a fare i conti con il vuoto.
E Bartle torna a casa, sì, ma senza Murphy e con un senso di colpa devastante che lo divora vivo. E sfuggirgli diventa impossibile perché quando sei un sopravvissuto nulla può più salvarti da questa condizione, sarai sempre e solo questo nella tua testa ma soprattutto non sentirai mai davvero di essertelo meritato, non dopo tutta la morte e il dolore che hai vissuto, che hai causato. John è un’anima persa, vede Murphy ovunque, incapace di guarire da una guerra che lo ha completamente alienato dalla vita, da tutto quel che c’era prima di essere spedito al fronte.
Con una scrittura un filo di troppo lirica ma efficace Kevin Power costruisce un esordio molto solido, potente alternando flashback sull’Iraq e il racconto di cosa significhi tornare a casa da un inferno di cui non ti potrai mai davvero liberare. Un romanzo sulla perdita dell’innocenza ma soprattutto della speranza.
II. Adelphi (fino al 15/08)
a. Limonov // Emmanuel Carrère
Carrère non ha certo bisogno di troppe presentazioni essendo uno degli autori di punta dell’Adelphi, soprattutto quando sale in cattedra e scrive biografie come solo lui sa fare. In questo caso ci fa conoscere in personaggio tanto affascinante quanto bizzarro: Ėduard Limonov.
Sconosciuto ai più ma personaggio certamente personaggio interessante che partendo dai bassifondi vive con l’unico obiettivo di emergere, di lasciare un segno. Una vita controcorrente vissuta sullo sfondo di una Russia agitata da mille fermenti e tormenti, il contesto perfetto dove un uomo senza scrupoli come Limonov si muove benissimo arraffando potere qua e là tra picchi di gloria e rovinose cadute.
Ed è proprio qui che Carrère cala l’asso con quella che è anche la cifra della sua arte: saper inserire sé stesso anche quando si parla della vita di qualcun altro senza mai risultare fuori luogo. D’altra parte, però, Limonov è anche l’occasione perfetta per affacciarsi sul mare tumultuoso che è la Russia di oggi grazie ad una raffinatissima analisi storico-politica che si sofferma soprattutto sui febbrili anni Novanta quelli disgregazione dell’URSS, della Perestrojka ma anche del vuoto di potere colmato da Putin e dell’opposizione al suo regime condotta con Garri Kasparov.
Il vero protagonista del libro? Lo scontro epico tra l’ego di Carrère e Limonov. Imperdibile.
b. La variante di Lüneburg // Paolo Maurensig
Un gran romanzo che deve molto, moltissimo a un capolavoro della letteratura mondiale, Novella degli scacchi di Stefan Zweig (ancora non lo avete letto? Ma cosa state aspettando!), un omaggio grazie a cui Maurensig riesce nell’impresa di non sfigurare al confronto.
Dieter Frisch, un ricco uomo d’affari tedesco molto in vista nei circoli scacchistici, viene trovato morto. Omicidio? Suicidio? Esecuzione? Le ipotesi si susseguono ma soprattutto si legano a doppia mandata con gli scacchi e i campi di concentramento. E allora Maurensig svela in una concatenazione di flashback cosa sia successo partendo dall’ultimo viaggio in treno di Frisch trascorso a giocare a scacchi quando nel suo vagone emerge la figura di Hans Mayer, un giovane ex campione di scacchi che gli racconta la sua storia e dell’uomo che l’ha cambiata per sempre: il maestro Tabori.
Ma chi è in realtà quest’uomo? E come si intreccia con la morte di Frisch? E quale parte gioca in tutto ciò l’Olocausto nella narrazione? Un romanzo gestito benissimo che si destreggia con maestria sul filo di lana tra mosse e contromosse ideate per costruire un cliffhanger finale emotivamente devastante. Una scrittura elegante che si innesta su un testo ben strutturato in grado di trasformare gli scacchi in un’avvincentissima arma.
…ma qual è stato il mio bottino?
Ebbene sì, come era facilmente prevedibile anch’io da buona vittima del marketing letterario non mi sono fatta scappare questa promozione. Per quanto riguarda l’Einaudi la parola d’ordine è stata una e una soltanto: letteratura americana, la mia comfort zone per eccellenza con l’acquisto dell’ultimo libro che mi rimaneva da leggere di Cormac McCarthy, il mio scrittore preferito, Il guardiano del frutteto. Per ogni storia che finisce, però, ce n’è una che ne inizia quindi ho finalmente deciso di recuperare un grandissimo scrittore che non vedo l’ora di leggere: John Fante con Aspetta primavera, Bandini.
Per ottenere la sacca Adelphi, invece, due scelte tutte al femminile per due scrittrici di cui ancora non ho mai letto niente: I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy e I cani e i lupi di Irène Némirovsky. Quale miglior occasione per iniziare se non questa?